I
valori che , sostengono l’accoglienza sono la trasparenza ed il dialogo.
La
trasparenza deve essere un invito a farsi vedere e conoscere, consapevoli del
lavoro che si svolge, una trasparenza che significa: “conosco la mia identità professionale e non ho timori a farla
conoscere e viverla in un confronto“
Il
dialogo vede nell’altro non il portatore di esigenze contrarie e contrapposte
alle proprie, ma il diverso che arricchisce e diventa quindi potenzialità di
crescita. Accogliere ed
inserire i bambini al nido significa, da parte dell’adulto, concepirsi come “tramite” mediante il quale il bambino
conosce se stesso e si introduce, attraverso una relazione autentica, nella
realtà nuova ed originale del nido.
Ecco
perché, ad esempio, è importante dedicare uno spazio specifico nel quale
effettuare il primo saluto di benvenuto, in questo caso anche la certezza di
trovare in quell’ambiente un educatore che accoglie diviene per il bambino parte di un rituale
rassicurante, che fa sentire “pensati” in
anticipo i bambini e le loro famiglie.
Accoglienza ed inserimento (o ambientamento o
adattamento) sono quindi due azioni strettamente legate perché,
accogliendo un bambino con la sua individualità irripetibile, la sua storia, le
sue abitudini, il suo contesto familiare, noi ci prodighiamo,
contemporaneamente, a renderci ospitali perché il bambino riesca ad ambientarsi
nel microcosmo del nido, fatto di persone e cose che sono finalizzate ad essere
percepiti da lui in continuità con
l’ambiente familiare.
Ovviamente
questo compito di mediazione richiede attitudini personali, competenza
professionale, capacità di osservazione ed un approccio metodologico coerente.
L’osservazione permette all’educatrice
di cogliere gli aspetti multidimensionali della quotidianità e si caratterizza
come una modalità significativa e significante di conoscenza poiché permette di
formulare un giudizio di valore sulla qualità delle esperienze fatte dai
bambini nel contesto nido
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