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IL Rapporto del Bambino con il Cibo


Il rapporto  del bambino con il cibo inizia con il latte materno  e  poi, grazie alla “scaletta” che ci propone il pediatra, cominciamo ad offrirgli i primi alimenti e ad inserirlo completamente nel contesto familiare e delle nostre abitudini alimentari.

Ho avuto anche io modo di sperimentare le regole che seguono  che sono suggerite  dal dott. G. Trapani nel suo libro “Bambini a Tavola”:

·         I bambini devono mangiare a tavola con la televisione spenta

·         Non bisogna farli spiluccare tra un pasto e l’altro

·         E’ necessario evitare le merendine (mangiarle solo in caso di emergenza, come a volte mi è capitato di fare ): meglio una fetta di pane e marmellata o un frutto

·         E’ importante prediligere cibi ricchi di fibre e di cereali (è necessario allenare il “gusto“ di ogni bambino sin dallo svezzamento, affinchè possa apprezzare anche in seguito )[1]

Ho sempre valorizzato nei miei nidi il pranzo come  un momento di grande  comunicazione, di cura,  piacevole e stimolante e ho cercato di fare lo stesso a casa con la mia famiglia, per questo, quando tornavo alla sera, con passione, mi dedicavo alla preparazione  di piatti  nutrienti ed equilibrati che facilitassero questo clima e dessero piacere al gusto e agli occhi.

Una delle cose che ho imparato, sia come educatore che come mamma, è che le routine sono importanti: il pranzo, come altre abitudini della giornata, è bene che sia preceduto da una serie di sequenze che si ripetono sempre uguali, ma che devono essere adeguate al grado di autonomia che il bambino acquisisce ogni giorno.

Ad esempio, cambiare il pannolino o andare in bagno, lavarsi le mani, mettersi bavaglino, sedersi nel seggiolone o a tavola…..e’ importante che il vostro bambino abbia un suo rito preparatorio e propiziatorio che gli dia stabilità e che gli consenta così di vivere il momento del pranzo in modo tranquillo e sereno. Il fatto di ripetere sempre le stesse azioni, fa sì che il bambino acquisisca sicurezza e quindi possa diventare “grande”. Ciò che conta, però, è  non anticipare tappe e quindi esagerare nel renderlo autonomo, ma seguire i suoi tempi ed accompagnarlo il più possibile nel suo cammino di crescita.



[1] G. Trapani, Bambini a tavola, Giunti, ottobre 2055
 

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