Il metodo educativo
deve essere anche il risultato di un confronto collettivo dei diversi punti di
vista e delle differenti percezioni del gruppo: progettare insieme è sempre un‘occasione
preziosa per conoscere meglio la realtà
in cui si opera, incrementa l’opportunità di cogliere aspetti significativi, tratti
specifici e territoriali che possono essere utili per definire orientamenti futuri da seguire.
L’utilizzo di tale procedura ha consentito, per quanto mi
riguarda, una quasi inconsapevole crescita professionale, facilitando una
maggior sintonia tra le colleghe e offrendo maggiore efficacia al lavoro
quotidiano con i bambini: le scelte di fondo, infatti, sono così condivise dalle educatrici e creano concreti programmi da realizzare.
Indubbiamente incontrarsi con una certa regolarità è faticoso, in quanto comporta la riorganizzazione
delle risorse disponibili, ma la continua verifica collettiva del progetto tuttavia, è sicuramente un
ulteriore stimolo per tutti, è un incoraggiamento ad assumere un atteggiamento
attivo e propositivo verso il proprio “fare educativo”.
Questo “meccanismo” concede la possibilità di appropriarsi di una metodologia che permette
di conoscere ed affrontare in modo positivo e con tensione
risolutiva le difficoltà e i problemi che emergono nella conduzione quotidiana di
un servizio educativo per la prima infanzia.
Progettare insieme alle educatrici ha significato, per me negli
anni, formarsi insieme ed acquisire così una consapevolezza comune sul lavoro
da svolgere; ha significato, inoltre, confrontarsi
sull’agire quotidiano e promuovere una continua riflessione sull’offerta del
servizio.
E’ necessario creare un sistema
di lavoro che si ponga traguardi
graduali legati al contesto e alle caratteristiche dei bambini e alle loro
storie familiari. Solo così facendo, le educatrici mettono in essere strategie
plurime tali da garantire un concreto
rapporto di fiducia sia con i piccoli che con i grandi, e pongono le basi per
un percorso insieme con i genitori.
Per fare questo è indispensabile
essere disponibili all’ascolto, avere la capacità di osservare da diversi
punti di vista, e avere la convinzione di essere di fronte a opportunità e
risorse nuove ogni qualvolta si accoglie un bambino e la sua famiglia.
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