Il
primo inserimento del bambino al nido è percepito molto spesso come un evento eccezionale. “L’inserimento costituisce forse, l’evento più complesso
dell’intero lavoro esercitato al nido perché rappresenta l’inocntro(non sempre
facile) di mondi molto doversi fra loro…..L’esito non è scontato e questo
comporta una certa preoccupazione e ansia per tutti…..Il primo inserimento del
bambino al nido si configura quindi come una fase di attesa, come un punto di
partenza in grado di sortire sviluppi inaspettati per gli stessi attori che lo
mettono in atto”(Nido D’Infanzia1,B.Q.
Borghi)
Il
metodo che ho sempre adottato nelle strutture educative è quello dell’aver cura, cioè del sostenere il bimbo in modo che
percepisca un senso di sicurezza, così come fa la madre quando lo tiene tra le
sue braccia. La separazione progressiva è una condizione necessaria per lo
sviluppo: anche se la separazione è un necessità, non vuol dire per questo che
avvenga senza difficoltà, anche perché
l’inserimento al nido non è un fatto
naturale. Inoltre l’inserimento del bimbo al nido avviene in un momento
stabilito dai genitori e dovuto principalmente ad esigenze lavorative, quindi è
probabile che il bimbo non sia perfettamente pronto. Pertanto è assolutamente
importante che il bambino impari progressivamente e in modo graduale a
staccarsi dalla mamma con la quale possa ri-equilibrare la nuova relazione e
costruisca i nuovi rapporti al nido con le educatrici.
L’ Aver Cura (Caregiver) consiste nell’attenzione all’altro, nel saper
con-centrare il proprio sguardo sull’altro per coglierne la sua originale
presenza. Solo tale capacità continuativa nel tempo, a nostro parere, rende possibile quel grado di conoscenza del
bimbo indispensabile nella relazione educativa. Altro aspetto della dimensione
affettiva dell’aver cura è il sentimento della tenerezza che è la “forma intensa dell’essere presenti all’altro”,
che si esprime nella capacità di proteggere il piccolo nella sua vulnerabilità.
Per
crescere sano, il bambino ha necessità di avvertire la disponibilità di saldi
punti di appoggio, di non sentirsi abbandonato.
Il
bambino che percepisce di essere oggetto di cura è quello che “ mai si è svegliato e ha gridato senza trovare qualcuno che lo
ascoltasse” (D.W. Winnicott)
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